Da qualche mese il parlamento polacco sta discutendo una legge sull'aborto che inasprirebbe ulteriormente quella attualmente in vigore: se andasse in porto tale modifica, di fatto sarebbero penalmente perseguibili sia la donna che volesse abortire, che il suo medico. Oggi in Polonia è consentito l'aborto, grazie a una legge del 1993 (tra le più severe in Europa), in caso di stupro, pericolo di vita per la madre, gravi malformazioni.
La nuova legge è frutto di un dibattito nato ad aprile di quest’anno quando, durante le celebrazioni domenicali, molti sacerdoti lessero il documento della Conferenza Episcopale a sostegno di Fundacja Pro, l’organizzazione promotrice della campagna “Stop Abortion”. Allora molte donne riempirono le piazze contro un disegno ora in esame dalla Commissione Giustizia prima di arrivare al voto in aula nella sua versione finale. La nuova bozza sostenuta dal governo consente di praticare l'aborto esclusivamente quando la vita della donna è in serio pericolo. Non sono più contemplate, quindi, le interruzioni di gravidanza frutto di violenze. Per di più, la legge prevede fino a cinque anni di detenzione per donne e dottori che praticano l’aborto al di fuori dell’unica eventualità espressa.
In Italia l'aborto è consentito dal 1978.
Ora la parte più intima del discorso. La Polonia è il Paese che mi ha insegnato l'importanza della libertà individuale, che mi ha spiegato che quella è la madre di tutte le difficoltà da vincere e che - nel nome suo - anche gli ostacoli più insormontabili verranno superati.
#czarnyprotest
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